Cervello e illusioni ottiche

Dopo 18 anni la Luna tornerà nel punto più vicino alla Terra, così da sembrare più grande ai nostri occhi".

Nel resto degli altri giorni dell’anno, invece, quando la Luna sembra grande, ci inganna, dando vita a una illusione ottica.

Già Cleomede, matematico e astronomo vissuto nell'età imperiale, propose che la Luna all’orizzonte sembrasse più grande perché più lontana. L’effetto è dovuto alla retina, che è abituata a vedere gli oggetti rimpicciolirsi quando si allontanano all’orizzonte (aerei, uccelli, nuvole, alberi, ecc.).

La Luna, invece, ha sempre la stessa dimensione da quando sorge a quando cala, quindi la corteccia cerebrale compensa la prospettiva creata dalla immagine retinica supponendo che il satellite sia più grande all’orizzonte. Così avviene anche per le stelle ed il Sole.

Lo psicologo italiano Mario Ponzo (1882-1960), ha dimostrato per primo come sia lo sfondo di un oggetto responsabile della percezione ottica della sua dimensione. Un esempio di illusione di Ponzo è, appunto, l’illusione lunare. Un chiaro gioco di prospettive che hanno portato nella pittura alla percezione della profondità e tridimensionalità.

L'illusione di Ebbinghaus
Un’altra teoria sulla percezione della dimensione relativa arriva da Hermann Ebbinghaus (1850-1909), psicologo tedesco e scopritore dell’omonima teoria. Nella "illusione di Ebbinghaus", un cerchio identico sembra più piccolo o più grande in rapporto alle dimensioni degli oggetti che lo circondano. La capacità di riconoscere una illusione ottica sembra essere correlata alle dimensioni della corteccia visiva primaria, che risiede nel lobo occipitale del cervello (posto dietro alla nuca e sede della visione). L'illusione di Ebbinghaus è un punto di partenza per la teoria delle due vie separate nella elaborazione visiva. Secondo questa teoria, dal lobo occipitale partono due vie di informazione. La via del "cosa", che porta le informazioni sul tipo di oggetto, giunge al lobo temporale (che fra la'ltro processa le emozioni e la memoria). La via del "dove" e del "come", invece, trasmette la posizione dell’oggetto al lobo parietale (sede fra l'altro della sensazione tattile e visuo-spaziale).

Sarebbe proprio il concetto di "doppia via" a spiegare la percezione distorta di come un oggetto appare rispetto a ciò che è in realtà.

Provate a spiegarvi questo (l'immagine è statica - chi non ci crede la stampi sulla carta)...

Alessandra Giardini,
Biologo, PhD in Neuroscienze.

Riferimenti

  • Song C, Schwarzkopf DS, Rees G. (2011) Interocular induction of illusory size perception. BMC Neurosci;12(1):27.
  • Rob Teszka (2011) The Crossroads of Magic and Science. Review: Sleights of Mind: What the Neuroscience of Magic Reveals About Our Everyday Deceptions, Carebrum
  • Semir Zeki, La visione dall'interno. Arte e cervello, Bollati Boringhieri, 2003
  • Michael Bach (2003) 90 Visual Phenomena & Optical Illusions