I deficit visivi funzionali riducono l’efficienza cognitiva

È stata pubblicata sulla rivista Scientific Reports – del prestigioso gruppo Nature Research – un'interessante ricerca che mette in connessione l’efficienza visiva binoculare con aspetti cognitivi di alto livello come le funzioni esecutive. Nello specifico è stato usato il classico test di Stroop per mettere alla prova la capacità di controllo inibitorio di soggetti con e senza un conflitto sensoriale indotto sperimentalmente. I risultati sono molto interessanti e, per quanti si occupano di visione o di cognizione, le ricadute cliniche si prospettano rilevanti.

Abilità Visive Potenziate In Sordi Congeniti

Pubblicato su Nature Neuroscience, lo studio sperimentale coordinato da Stephen Lomber della University of Western Ontario è stato condotto su gatti sordi dalla nascita… Ha messo in luce in che modo il cervello degli animali sia in grado di riconfigurarsi per “non sprecare nulla” delle sue disponibilità corticali, specialmente in caso di specifiche deprivazioni sensoriali.



Visione e processamento implicito di volti spaventati

L'elaborazione visiva di volti emozionali è garantita sia da un percorso corticale, sia sottocorticale. Per studiare il contributo specifico di questi due percorsi funzionali, due gruppi di esseri umani neurologicamente sani sono stati testati utilizzando la stimolazione transcranica a corrente continua (tDCS).





Percezione del movimento e QI

L'intelligenza non dipende solo dalla velocità di elaborazione dell'informazione del cervello: altrettanto importante è la capacità di filtrare, a livello puramente percettivo, gli stimoli rilevanti. A dimostrarlo è la prima ricerca che abbia mai stabilito una forte correlazione fra un test puramente sensoriale e il quoziente intellettivo.





La stereopsi adattiva

Il forte senso della profondità permesso dalla visione stereoscopica richiede un enorme sforzo di elaborazione da parte del cervello: prima di poter fare una valutazione "trigonometrica" delle distanze, deve infatti stabilire quali punti delle due diverse immagini retiniche inviategli dagli occhi sono in corrispondenza fra loro.
Un importante progresso verso la comprensione del meccanismo sottostante alla visione stereoscopica è stato fatto da un gruppo di ricercatori dell'Università della California a Berkeley, che firmano un articolo su “Science Advances”.


La corteccia visiva prende decisioni

Il neuroscienziato Jan Brascamp della Michigan State University, insieme ai suoi co-autori Randolph Blake della Vanderbilt University e Tomas Knapen del VU University di Amsterdam, ha condotto uno studio che suggerisce che la corteccia visiva del cervello è più versatile di quanto si credesse. Brascamp descrive quale effetto può avere sul cervello guardare immagini dicoptiche attraverso uno stereoscopio.



Il gorilla invisibile colpisce ancora

Aspettarsi che avvenga un evento inaspettato non aiuta ad accorgersi di eventuali altri eventi inaspettati, anzi, può peggiorare la capacità di notarli. È questo il risultato di una ricerca condotta da Daniel Simons, psicologo dell'Università dell'Illinois, che la descrive in un articolo pubblicato sulla rivista on-line ad accesso pubblico i-Perception.



I limiti cerebrali della visione periferica

I deficit della visione periferica sono evidenti in condizioni di affollamento visivo, cioè quando un oggetto è confuso tra tanti altri: una nuova ricerca ha spiegato questo fenomeno sulla base degli schemi di attivazione dei neuroni della corteccia visiva. Il risultato potrebbe essere utile per la diagnosi e il trattamento dei disturbi della vista, come la degenerazione maculare legata all'età, caratterizzata da un deficit della visione centrale.



Eye-tracking e autismo

Un’innovativa ricerca alla Georgia Tech University di Atlanta (USA) potrebbe spianare la strada per la diagnosi precoce di autismo. I ricercatori stanno utilizzando speciali occhiali da eye-tracking per misurare nei bambini il livello di contatto oculare, la mancanza del quale è spesso un segno rivelatore di autismo. Questi occhiali sono ora in fase di sperimentazione presso la Georgia Tech. La speranza è che un giorno, possano evidenziare segni precoce di allarme che potrebbero aiutare a determinare se qualcuno ha un ritardo dello sviluppo, come l'autismo.


Come il cervello riconosce gli oggetti

Perché riusciamo con apparente semplicità a identificare e riconoscere le lettere sullo schermo del computer, una tazzina di caffè sul tavolo e una persona che esce dall’ascensore? Alla base del riconoscimento visivo degli oggetti c’è un processo computazionale molto complesso. Lo studio dei meccanismi neuronali che ci consentono di interpretare le scene visive ed estrarne informazioni, essenziali per interagire con il mondo circostante e guidare le nostre azioni motorie, è una sfida aperta per le neuroscienze cognitive, la psicofisica, la neurofisiologia e la computer science.


Dislessia e percezione di movimento

Rivelata un’associazione tra un particolare tipo di dislessia causata dall’alterazione di un gene e un disturbo specifico della visione. È quanto scoperto da un recente studio dell’Istituto di Neuroscienze del CNR di Pisa, in collaborazione con l’Università di Pisa, l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e l’IRCSS Medea. “Ad oggi la dislessia è diagnosticata solo quando si evidenzia un ritardo dell’apprendimento e vengono escluse altre cause – ha commentato Cicchini – questo rallenta molto, talvolta anche di anni, ogni forma di intervento.


Disfunzioni oculomotorie in pazienti con danno cerebrale lieve

La lettura è un compito complesso che coinvolge una serie di funzioni, capacità e competenze visive. La lettura ha componenti oculomotorie, sensoriali, cognitive e attentive che devono essere tutte integrate. Se una di esse è alterata da una lesione cerebrale, è probabile che la lettura sia negativamente influenzata. Per esempio, movimenti oculari accurati sono essenziali per la lettura efficiente. Ciò significa che se una lesione cerebrale traumatica (TBI) ha colpito il normale controllo dei movimenti oculari, allora la lettura sarà probabilmente influenzata negativamente.



Causa ed effetto, decide prima la corteccia visiva

L'esistenza di un nesso causale fra due eventi è spesso decisa direttamente dal nostro sistema percettivo, che sfrutta la potenza di calcolo delle corteccia visiva, senza alcun intervento di un ragionamento cognitivo. Alcuni esperimenti hanno infatti mostrato che la capacità di vedere una relazione di causalità manifesta alcune caratteristiche tipiche della percezione che non si presentano invece nei processi cognitivi superiori.




Attenzione sostenuta e sguardi condivisi

I genitori i cui occhi vagano durante i momenti di gioco - a causa, ad esempio, di distrazioni come smartphone o altre tecnologie - può crescere bambini con uno span attenzione più corto, secondo un nuovo studio condotto da psicologi presso l'Indiana University.
Lo studio, apparso sulla rivista Current Biology, è il primo a dimostrare un collegamento diretto tra quanto tempo un genitore guarda un oggetto e per quanto tempo l'attenzione di un bambino rimane focalizzata su quello stesso oggetto.



Riabilitazione neurovisiva nelle lesioni cerebrali acquisite

Come ampiamente riportato in letteratura, nei pazienti con lesione cerebrale acquisita si riscontra un’alta incidenza di disturbi a carico del sistema visuo-percettivo, visuo-spaziale e visuo-motorio, ed è ormai dimostrato che tali disturbi ritardano i progressi nella riabilitazione fisiatrica, determinano un esito sfavorevole nella riabilitazione dei deficit motori, dei disturbi del linguaggio, del gesto o dei vari domìni cognitivi



L'illusione della mano di gomma

La visione ha un ruolo importante nella costruzione della rappresentazione del corpo. Ad esempio, l’esposizione ripetuta ad un’immagine distorta del proprio corpo può modulare la metrica percepita di quello stesso distretto corporeo (Taylor-Clarke, Jacobsen e Haggard, 2004). La percezione del nostro corpo non si basa quindi sulle sole informazioni presenti nella corteccia somatosensoriale primaria o, in generale, sulle sole informazioni provenienti dai sensi corporei.


Le migliori illusioni ottiche del 2016

La nostra esperienza del mondo nasce dall'interazione fra la realtà fisica esterna e i processi con cui la percepiamo, nella quale intervengono complessi meccanismi cerebrali. In genere questi due piani corrispondono in modo speculare, ma a volte no, e in questo caso la nostra esperienza percettiva non corrisponde a ciò che sta avvenendo realmente.



7 consigli per l’estate scientificamente fondati

Stanchi dei soliti consigli per l’estate che ci danno i telegiornali? Da persone di scienza cerchiamo qualche consiglio scientificamente fondato che ci aiuti a godere appieno di queste vacanze e, cosa che non fa mai male, di coglierne le possibilità trasformative ed evolutive che tutti cerchiamo. Affronteremo diversi ambiti: pensieri, abitudini, alimentazione, consapevolezza e altro ancora.



La dimensione percepita della mano influenza l'afferramento

È noto che la visione del corpo influenzi la percezione somatosensoriale (ad esempio la discriminazione propriocettiva o tattile). Tuttavia, non è noto se le informazioni visive relative alla dimensione del proprio corpo siano in grado di influenzare l'azione corporea. La ricerca, pubblicata sulla rivista Experimental Brain Research, riguarda la costruzione di quello che si definisce comunemente schema corporeo, cioè quella rappresentazione del corpo nel cervello, indispensabile per la vita quotidiana.


I meccanismi dell'attenzione visiva

Una ricerca spiega come l'attenzione indirizzi dinamicamente l'informazione rilevante alle aree decisionali del cervello e sopprima il 'rumore' circostante. Due studi condotti da ricercatori del Salk Institute e della New York University chiariscono il modo in cui l'attenzione riesce a focalizzarsi sui dettagli rilevanti di un contesto, sopprimendo le informazioni secondarie. "Quando guardiamo in giro, un dettaglio visivo che è oggetto della nostra attenzione è generalmente circondato da un gran quantità di stimoli irrilevanti per il comportamento".

Scoperta una nuova parte dell'occhio

Il suo scopritore, il professor Harminder Dua, oftalmologo alla University of Nottingham, non si è lasciato sfuggire l'occasione e l'ha chiamato, naturalmente, strato di Dua. Anche perché non capita tutti i giorni di scoprire una parte del corpo umano mai osservata prima: in questo caso, si tratta di uno strato spesso 15 micron che si trova nella parte posteriore della cornea.




Effetto McGurk

L ' effetto McGurk è un fenomeno percettivo che dimostra un'interazione tra l'udito e la vista nel riconoscimento di una parola o di un singolo fonema. Questo suggerisce che il riconoscimento linguistico è un processo multimodale, cioè che coinvolge informazioni da più di una sorgente sensoriale.





Il nucleo cerebrale che fissa l'attenzione visiva

Isolare gli oggetti su cui si è fissata la nostra attenzione dagli elementi che potrebbero distrarci è il compito di una regione cerebrale che fa parte del talamo: il nucleo posteriore del talamo, detto anche pulvinar. La scoperta è di un gruppo di ricerca statunitense che è riuscito a documentare questa importante funzione visiva in soggetti vivi grazie alla risonanza magnetica funzionale.



Riconoscere i volti: il cervello non mente

Si può fingere di non riconoscere qualcuno? Secondo uno studio pubblicato su Scientific Reports da alcuni ricercatori dell’Università di Hong Kong, il precuneo sinistro sarebbe l’area del cervello in grado di svelare il riconoscimento di un volto familiare.






Maturazione cerebrale e sviluppo della visione binoculare

Il confronto fra neonati prematuri e neonati a termine dimostra che lo sviluppo della visione binoculare è influenzato dall'esposizione agli stimoli ambientali. A dispetto della limitata maturazione delle vie visive, la corteccia cerebrale è infatti pronta ad accettare la stimolazione subito dopo la nascita.





Visione e dolore

Contrariamente alla tendenza di molte persone a distogliere lo sguardo nel corso di un evento doloroso, come una iniezione, gli scienziati hanno scoperto che guardare il corpo - in questo caso la mano - riduce il dolore provato. Il team ha anche mostrato che ingrandendo la mano per farla apparire più grande riduce ancora di più il livello di dolore. Lo studio fa luce sul modo in cui il cervello elabora il dolore. I ricercatori sostengono che una migliore comprensione di ciò potrebbe portare a nuovi trattamenti.



Visione e sviluppo del linguaggio

La visione è vitale per lo sviluppo del linguaggio nell’infante.
Uno studio pubblicato recentemente dimostra che i bambini si basano su indizi visivi come una componente essenziale di apprendimento del linguaggio.






Cervello e illusioni ottiche

Già Cleomede, matematico e astronomo vissuto nell'età imperiale, propose che la Luna all’orizzonte sembrasse più grande perché più lontana. L’effetto è dovuto alla retina...
La Luna, invece, ha sempre la stessa dimensione da quando sorge a quando cala, quindi la corteccia cerebrale compensa la prospettiva creata dalla immagine retinica supponendo che il satellite sia più grande all’orizzonte. Così avviene anche per le stelle ed il Sole.



Movimenti oculari e stabilità percettiva

Sono 150.000 i movimenti oculari che compiamo mediamente ogni giorno, senza rendercene conto. Si chiamano “saccadi” e, pur essendo i nostri occhi in continuo movimento, il mondo ci appare (quasi) sempre stabile. Quali sono i segreti di questo complesso meccanismo? Un nuovo studio tenta di dare una risposta a questa domanda, gettando inoltre nuova luce sulla dimensione conscia e inconscia della visione.



Neuroni specchio e cecità

I non vedenti possono conoscere l'ambiente in cui vivono attraverso gli altri sensi. I "neuroni specchio" si attivano in tali soggetti allo stesso modo delle persone vedenti...







Visione ed esplorazione visuo-spaziale

Gran parte (oltre il 60%) dell'attività cerebrale è connessa con l'elaborazione del segnale visivo. Estese aree corticali, dalle regioni occipitali a quelle frontali e sottocorticali, sono implicate nei processi visivi che vanno dalla percezione del segnale sensoriale...






Ippocampo e percezione spaziale

Per potersi muoversi all'interno di una stanza, ciascuno di noi impegna l'ippocampo, la regione del cervello coinvolta nell'elaborazione di mappe spaziali e di immagini dell'ambiente circostante.






Memoria e cognizione spaziale

Sulla base dell’idea che la memoria a breve termine sia indipendente dal lobo temporale, i ricercatori hanno ipotizzato che i pazienti con deficit di memoria avrebbero compiuto il percorso stabilito...







Percezione del movimento: dimostrata via diretta in hMT+

L'area hMT+ del cervello, deputata alla percezione del movimento, riceve informazioni dirette dal talamo, aggirando la corteccia visiva primaria, rispondendo per prima e in maniera indipendente dall’attivazione della stessa.






Quel volto, così familiare e così irriconoscibile

La capacità dell'uomo di riconoscere i volti è sviluppatissima, tuttavia sono ancora molti gli aspetti del modo in cui ciò avviene che sfuggono alle neuroscienze e alla psicologia. Uno dei modi migliori per capire come funzioni un processo è quello di esaminarne le differenze con i casi in cui esso non va a buon fine.






Sinestesia, l'intreccio dei sensi nel nostro cervello

Sinestesia, una parola che indica come due diverse sensazioni, acustica e visiva ad esempio, possono essere percepite "insieme".








Spazio peri-personale e sua relazione con la claustrofobia

È ben noto che lo spazio vicino, immediatamente circostante il corpo (noto anche come spazio peripersonale), è rappresentato in modo diverso rispetto allo spazio più lontano.







Traumi cerebrali: un disabile al minuto

Al Congresso della EMN (Euroaccademia Multidisciplinare Neurotraumatologica), tenutosi a Roma, è emerso che ci sono tremila pazienti al giorno tra traumatizzati cranici e medullolesi, 1.215 dei quali diventano disabili.






Breve guida alla cognizione incarnata: perché non sei il tuo cervello

L’idea che la mente non sia solo collegata al corpo, ma che il corpo influenzi la mente è una delle idee più controintuitive nelle scienze cognitive.







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