Breve guida alla cognizione incarnata: perché non sei il tuo cervello

L’idea che la mente non sia solo collegata al corpo, ma che il corpo influenzi la mente è una delle idee più controintuitive nelle scienze cognitive. In netto contrasto è il dualismo, una famosa teoria della mente avanzata da René Descartes nel XVII secolo, quando ha affermato che:
"...C'è una grande differenza tra mente e corpo, in quanto il corpo è per sua natura sempre divisibile, e la mente è del tutto indivisibile ... la mente, o anima, dell'uomo è completamente diversa dal corpo".



Nei secoli che seguirono, fiorì la scuola di pensiero della mente disincarnata. Da essa, il pensiero occidentale ha sviluppato due idee di base:

  • la ragione è incorporea, perché la mente è disincarnata
  • la ragione è trascendente e universale.

Tuttavia, come spiegano George Lakoff e Nunez Rafeal: "Le scienze cognitive mettono questa intera visione del mondo filosofico in seria discussione su basi empiriche ...[la mente] deriva dalla natura dei nostri cervelli, dei nostri corpi e delle loro esperienze. Questa non è solo l’innocua e ovvia affermazione secondo la quale abbiamo bisogno di un corpo per ragionare, ma piuttosto è l'affermazione sorprendente secondo la quale la struttura della ragione stessa viene dai dettagli della nostra incarnazione ... Così, per capire la ragione, dobbiamo capire i dettagli del nostro sistema visivo, del nostro sistema motorio, e del meccanismo generale di legame neurale".

Che cosa significa esattamente tutto ciò? Significa che la nostra conoscenza non è confinata alle nostre cortecce. Vale a dire, la nostra conoscenza è influenzata, forse determinata, dalle nostre esperienze nel mondo fisico. È per questo che diciamo che qualcosa "passa sopra le nostre teste" per esprimere l'idea che noi non capiamo qualcosa: stiamo facendo riferimento all'incapacità fisica di non vedere qualcosa sopra le nostre teste e alla sensazione mentale di incertezza. Oppure, perché associamo il calore con l’affetto? Nei bambini, anche piccoli, il giudizio soggettivo di affetto quasi sempre corrisponde con la sensazione di calore, dando così luogo a locuzioni come "un caldo abbraccio".

La cognizione incarnata ha una storia relativamente breve. Le sue radici teoriche risalgono ai filosofi dell’inizio del XX secolo Martin Heidegger, Maurice Merleau-Ponty e John Dewey ed è stato studiato empiricamente solo negli ultimi decenni. Una delle figure chiave per studiare empiricamente l’incarnazione è George Lakoff, professore dell’Università di California a Berkeley.

Durante una recente conversazione telefonica, Lakoff è stato così gentile da rispondere ad alcune domande, durante le quali ho imparato a conoscere, di prima mano, la sua interessante storia. Dopo aver seguito corsi di linguistica negli anni ‘60 con Chomsky al MIT (dove alla fine si è laureato in inglese e matematica), ha studiato linguistica all’Indiana University. Era un mondo diverso allora, ha spiegato, “è stato l'inizio delle scienze informatiche e dell’intelligenza artificiale e l'idea che il pensiero potesse essere descritto con la logica formale ha dominato gran parte del pensiero filosofico”.Le macchine di Turing erano popolari argomenti di discussione e il cervello è stato ampiamente approcciato come un dispositivo digitale di calcolo. "Essenzialmente, la mente è stata pensata come un programma per computer, separato dal corpo, con il cervello come hardware per scopi generali. La teoria di Chomsky della lingua come una serie di simboli privi di significato ben si adatta a questo paradigma". Era, infatti, una visione del linguaggio in cui la grammatica era indipendente dal significato o dalla comunicazione.

Al contrario, nel 1963 Lakoff ha trovato esempi che mostrano che la grammatica dipendeva dal significato. Da questa osservazione ha costruito una teoria chiamata semantica generativa, anch'essa disincarnata, in cui le strutture logiche erano costruite nella grammatica stessa.A dire il vero, gli scienziati cognitivi non erano dualisti, come Descartes – essi non credono veramente che la mente fosse fisicamente separata dal corpo – ma non credevano che il corpo influenzasse la cognizione. E fu in questo periodo, durante gli anni '60 e '70, che Lakoff comprese i limiti del pensare alla mente come ad un computer e che iniziò a studiare l’incarnazione (embodiement).

Il punto di svolta arrivò dopo aver partecipato a quattro incontri a Berkeley, nell'estate del 1975, che accennavano alla lingua incarnata. Citando le sue parole, questi lo avevano costretto a "smetterla e a ripensare alla linguistica e al cervello". Ciò ha indotto lui e un gruppo di colleghi ad avviare la linguistica cognitiva in contrasto con la teoria chomskiana e all’intero paradigma della mente come computer, ed ha dichiarato che "la semantica nasce dalla natura del corpo". Poi, nel 1978, ha scoperto che "pensiamo metaforicamente" e ha trascorso l'anno successivo a raccogliere il maggior numero di metafore che poteva trovare.

Molti scienziati cognitivi hanno accettato il suo lavoro sulle metafore, anche se si opponeva a gran parte del pensiero dominante in filosofia e linguistica. Ha preso una pausa il 2 gennaio del 1979, quando ha ricevuto una telefonata da Mark Johnson, il quale lo informò che sarebbe andato a Berkeley a sostituire per sei mesi un collega nel dipartimento di filosofia. Johnson aveva appena ottenuto il suo dottorato di ricerca a Chicago, dove aveva studiato filosofia continentale, e chiamò Lakoff per vedere se era interessato a studiare le metafore. Quello che è seguito è stato uno dei libri più innovativi nel campo della scienza cognitiva. Dopo la scrittura di un articolo per la rivista di filosofia nella primavera del 1979, Lakoff e Johnson iniziarono a lavorare su Metaphors We Live By, riuscendo a finirlo tre mesi dopo (pubblicato dopo 25 anni in Italia come: Lakoff G, Johnson M (2004) Metafora e vita quotidiana, Ed. Bompiani).

Il loro libro esaminò ampiamente come, quando e perché usiamo le metafore. Qui ci sono alcuni esempi. Noi capiamo il controllo come SOPRA ed essere soggetti al controllo come SOTTO: Diciamo: "Ho il controllo su di lui", "Io sono in cima", "È all’apice della sua potenza" e "È superiore a me come forza", "Lui è sotto il mio controllo" e "Il suo potere è in declino". Allo stesso modo, si descrive l'amore come una forza fisica: "Ho potuto sentire l'elettricità tra di noi", "Ci sono state scintille" e "Abbiamo immediatamente gravitato l'un l'altra". Alcuni dei loro esempi riflettono l'esperienza incarnata. Ad esempio: felice è SU e triste è GIU’. "Mi sento su oggi" e "Mi sento giù di corda". Queste metafore si basano sulla fisiologia delle emozioni, che i ricercatori come Paul Eckman hanno scoperto. Non sorprende, quindi, che in tutto il mondo le persone che sono felici tendono a sorridere e tirarsi sù, mentre le persone che sono tristi tendono a calare.Metaphors We Live By è stato un punto di svolta. Non solo illustrava quanto fossero presenti le metafore nella lingua di tutti i giorni, ma suggeriva anche che non erano corretti molti dei principi fondametali del pensiero occidentale (tra cui l'idea che la ragione è consapevole e senza passioni e che, a parte gli organi della parola e dell’udito, la lingua è separata dal corpo). In breve, ha dimostrato che "il nostro sistema concettuale comune, nei termini in cui noi tutti pensiamo e agiamo, è fondamentalmente di natura metaforica".

Dopo che Metaphors We Live By è stato pubblicato, l’incarnazione ha lentamente preso slancio nel mondo accademico. Nel 1990 le tesi di Christopher Johnson, Joseph Grady e Srini Narayanan ha portato a una teoria neurale di metafore primarie. Essi hanno affermato che gran parte della nostra lingua deriva da interazioni fisiche durante i primi anni di vita, come la metafora già illustrata dell'affetto che è calore. Ci sono molti altri esempi: identifichiamo SU con il controllo e GIU’ con l'essere controllati perché le persone e gli oggetti più forti tendono a controllarci, e noi comprendiamo metaforicamente la rabbia in termini di pressione, di calore e di perdita di controllo fisico, perché quando siamo arrabbiati la nostra fisiologia cambia (es., la temperatura della pelle aumenta, il battito cardiaco accelera e il controllo fisico diventa più difficile).Questo e altri lavori hanno spinto Lakoff e Johnson a pubblicare “Filosofia nella carne”, un tomo di 600 pagine che sfida i fondamenti della filosofia occidentale discutendo interi sistemi di metafore incarnate in modo molto dettagliato e, inoltre, sostenendo che le stesse teorie filosofiche sono costruite metaforicamente. In particolare, essi hanno affermato che la mente è intrinsecamente incarnata, il pensiero è per lo più inconscio e i concetti astratti sono in gran parte metaforici.

Ciò che rimane è l'idea che la ragione non si basa su leggi astratte, perché la cognizione si fonda sull'esperienza corporea (qualche anno più tardi Lakoff in coppia con Rafael Nunez pubblicherà “Da dove viene la matematica” per discutere a lungo che anche la matematica superiore si fonda sul corpo e sul pensiero metaforico incarnato).Come Lakoff fa notare, le metafore sono più che mero linguaggio e dispositivi letterari: esse sono di natura concettuale e rappresentate fisicamente nel cervello. Come risultato, questa circuiteria metaforica cerebrale può influenzare il comportamento. Per esempio, in uno studio condotto dallo psicologo di Yale, John Bargh, i soggetti che tenevano tazze di caffè caldo - invece che freddo - in mano erano più propensi a giudicare un pari come degno di fiducia a seguito di una breve interazione.Allo stesso modo, presso l'Università di Toronto, ai soggetti è stato chiesto di ricordare un momento in cui erano o socialmente accettati o socialmente snobbati. Quelli con caldi ricordi di accettazione hanno giudicato la temperatura della camera di 5 gradi più calda della media, rispetto a quelli che ricordavano di essere stati snobbati freddamente. Un'altra conseguenza di “affetto = calore”. Questo significa che sia fisicamente, sia letterariamente, ci “scaldiamo" per le persone.

  • Pensare al futuro ha fatto sì che i partecipanti all'esperimento si piegassero leggermente in avanti, mentre pensare al passato li ha fatti inclinare lievemente all'indietro.
    Il futuro è avanti.

  • Tenere in mano una palla morbida ha influenzato i soggetti a percepire il genere di volti neutri come femminile, mentre tenere in mano una pallina dura ha influenzato i soggetti a percepire i volti come maschili.
    Femmina è morbido.

  • Tenendo in mano dei dossier di vario spessore, i soggetti hanno pensato che quelli pesanti avessero più valore e che contenessero informazioni più rilevanti.
    Importante è pesante.

  • I soggetti ai quali è stato chiesto di pensare ad una trasgressione morale come l'adulterio o l’imbroglio, dopo l'esperimento erano più propensi a richiedere un detergente rispetto a quelli che avevano pensato a buone azioni.
    La moralità è pulizia.


Studi come questi confermano l’intuizione iniziale di Lakoff: la nostra razionalità è fortemente influenzata dal nostro corpo, in gran parte attraverso un ampio sistema di pensiero metaforico. In che modo l'osservazione per cui le idee prendono forma dal corpo ci può aiutare a capire meglio il cervello in futuro?

Ne ho parlato con il professore di Psicologia Joshua Davis, che insegna al Barnard College e si occupa di incarnazione. Ho chiesto a Davis come sarà il futuro degli studi sull’incanazione (egli è relativamente nuovo del gioco, avendo conseguito il dottorato di ricerca nel 2008). Mi ha spiegato che, anche se "un sacco di idee di incarnazione, circolate per qualche decennio, hanno colpito una massa critica ... mentre gli input sensoriali e gli output motori erano secondari, ora li vediamo come parte integrante dei processi cognitivi". Questo non significa negare le teorie computazionali o il comportamentismo; come Davis ha detto: "esse avranno ancora un loro valore, ma vedo la cognizione incarnata come un nuovo paradigma verso il quale ci stiamo spostando".

A che cosa sarà simile questo paradigma? Non è chiaro. Ma ero felice di sentire da Lakoff che sta cercando di "mettere insieme le neuroscienze con la teoria neurale del linguaggio e del pensiero", all'interno di un nuovo centro a Berkeley. Speriamo che il suo lavoro lì, insieme con il lavoro di giovani professori come Davis, ci permetterà di capire il cervello, come parte di un sistema molto più dinamico che non è confinato alle nostre cortecce.

Samuel McNerney


Fonte
Scientific American, a Division of Nature America, Inc. 2012